la bellezza nei secoli

Il tatuaggio: arte e comunicazione

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Il tatuaggio: arte e comunicazione

Ai nostri giorni il tatuaggio è diventato cosa così comune e quotidiana che quasi non se ne avvede il significato. Attraverso i secoli, ha avuto invece sempre un significato importantissimo, ed una motivazione, e allora vediamone le origini e la storia.

Il tatuaggio: significato della parola

Fin dal Neolitico, ogni gruppo, tribù o villaggio, aveva qualcuno che si dedicava non solo alla pittura delle case e degli utensili di uso quotidiano, ma anche dei corpi delle persone che lo avevano vicino. Nasce, si può dire, in questa fase il tatuaggio, dal vocabolo TATAU che significa” disegno sulla pelle”. Lo ufficializzò comunque solo a metà del 1700 il viaggiatore inglese James Cook, a Tahiti, e da quel paese questo vocabolo si diffuse nelle lingue europee. Il tatuaggio consisteva anche allora nel far arrivare sotto la pelle con l’ausilio di aghi, i diversi colori, di modo che questi messaggi attraverso il corpo rimanevano per lunghi periodi sia che fossero una caratteristica sociale dell’individuo, che avessero solamente una motivazione estetica. La tecnica sostanzialmente non è cambiata molto nei tempi, trattandosi sempre comunque di depositare sotto la pelle vari colori per costituire un disegno di qualsiasi tipo. Naturalmente queste decorazioni sono più utilizzate dalle popolazioni a pelle chiara, mentre quelle a pelle scura, talvolta usano metodi più cruenti per trasmettere messaggi con il loro corpo, come l’abitudine di tatuarsi per cicatrici, praticando tagli e introducendo nelle ferite sostanze come la cenere o la sabbia, affinché le conseguenti irritazioni costituiscano e servano a delineare una immagine.

Il tatuaggio: come mezzo di comunicazione

Agli inizi il messaggio che dava il tatuaggio era comunque collegato alla sessualità e alla riproduzione: un uomo evidenziava la propria mascolinità e la donna la sua predisposizione a far figli. Nella Nuova Guinea le giovinette cominciano a tatuarsi il corpo fin da giovanissime, e continuano negli anni, cosicché nella pubertà il corpo è quasi completamente disegnato, e questo significa che la donna è ormai pronta al matrimonio. Nella Nuova Zelanda invece le ragazze in pubertà, si dipingono il labbro superiore e il mento, mentre in Micronesia, le nubili si tatuano sul monte di venere un triangolo, quindi costituisce una dichiarazione del proprio stato civile.  Non è stato possibile comprendere come i possibilissimi cambiamenti di questo stato civile abbiano potuto coesistere con questi tatuaggi.

Il tatuaggio: come mezzo di identificazione

Diversissimi sono i tatuaggi di cui si fregiano le popolazioni, e meriterebbero in particolare uno studio specifico ed approfondito perché i loro significati sono davvero curiosi e degni di nota, come quelli tra i Masai, tra le nubili degli aborigeni di Formosa, tra le donne Ainu delle isole Hokkaido: qui gli uomini si tatuano un braccialetto per ogni donna che hanno conquistato, e ovviamente chi mostra molti braccialetti evidenzia il fatto che sia molto virile. Non si conosce se esista una facoltà di prova. Tra i Maori della Nuova Zelanda, un uomo che mostra in viso dipinti molto complicati è considerato molto desiderato dalle donne. Oltre a questa simbologia legata alla sessualità, comunque i tatuaggi hanno sempre dato indicazioni sullo stato sociale e l’importanza di chi li mostra, ad esempio nelle isole Marshall solo il capo della tribù può tatuarsi il volto. In linea di massima, più il tatuaggio è complicato è più è importante il tatuato, più è semplice, più è umile chi lo porta. La simbologia dei tatuaggi ormai è diventata così diversificata che è ormai impossibile ogni tentativo di codificazione.

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