la bellezza nei secoli
L’ACQUA VISTA COME UN PERICOLO E UN NEMICO
L’ACQUA VISTA COME UN PERICOLO E UN NEMICO
Tra il tardo XV secolo e il XVIII, il concetto dell’utilizzo dell’acqua e dell’igiene personale in genere, deve sopportare un profondo mutamento, sembra anche motivato. Va in voga il concetto della paura dell’acqua vista fondamentalmente come veicolo di infezioni e malattie. Si passa dall’acqua quindi alla profumazione dei luoghi e della persona, come pure della biancheria, con profumi ed essenze. Ne consegue che la pulizia diventa un concetto proprio delle classi più elevate, in possesso dei mezzi per procurarsi questi profumi.
Ne risentono anche i metodi di costruzione delle abitazioni, che bandiscono le vasche, come pure vengono chiusi i bagni pubblici, visti come luogo di promiscuità e di perdizione. Nella realtà erano spesso ritrovo di prostitute che ivi cercavano clienti; i bagni pubblici quasi come luoghi di piacere, forse confondendo il piacere di una sana pulizia del corpo con ben altri tipi di piacere, diciamo più concreti, forse una riminescenza dei tempi della grande Grecia.
E’ pur vero che in questi anni cresceva enormemente il pericolo di infezioni ed epidemie, come la peste e la sifilide, ed in contemporanea la medicina riteneva che i pori della pelle, dilatati in seguito a bagni e vapori caldi, fossero facilissimo veicolo per il passaggio dei germi di malattie in generale. Addirittura si pensava che le donne potessero essere fecondate da elementi maschili vaganti nell’acqua, e si arrivò a parlare di “gravidanze da bagno”.
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