la bellezza nei secoli
TRA MAGIA E SCIENZA
TRA MAGIA E SCIENZA
Fino alla fine del 500, le conoscenze tutte, e quindi anche quelle relative ai temi della bellezza e delle cure collegate, erano affidate o alla tradizione orale, oppure ai rarissimi testi manoscritti, naturalmente riservati ai ceti più ricchi e benestanti.
Di madre in figlia si tramandavano le ricette e i trucchi di bellezza, poi cominciarono a reperirsi raccolte di testi sulla preparazione e finalità di questi prodotti, all’inizio principalmente ad opera di uomini, che inevitabilmente tendevano a propugnare un tipo di bellezza femminile più rispondente a come gli uomini stessi la intendevano. Queste nozioni e questi studi comunque erano mal visti dagli ambienti ecclesiastici, per la loro (si riteneva) vicinanza alle vere e proprie arti magiche, avendo esse lo scopo di far crescere le vanità più sconsiderate finalizzate a circuire gli uomini e farli preda di queste “stregonerie”. Comunque in questo le donne non si facevano certo intimorire, occupate come erano, a qualsiasi livello, alla ricerca di ogni possibilità per migliorare il proprio aspetto.
E quindi imperversavano prodotti che dovevano perseguire queste bellezze, anche attraverso preparazioni che invece spesso erano veramente nocive per la pelle e per la salute in generale: si pensi che si arrivava a utilizzare sublimato di mercurio o addirittura arsenico. E qui avevano buon gioco gli anatemi delle gerarchie ecclesiastiche, anche perché molto spesso queste ricette comprendevano ritualità e incantesimi, quasi si stesse preparando un sortilegio, e a dir la verità, alcuni componenti a volte utilizzati non facevano che alimentare queste credenze, come ad esempio lombrichi, sangue, ortica. Finalmente, sulla fine del 500, con la diffusione della stampa a caratteri mobili, cominciarono ad essere più accessibili i testi al riguardo, e tra i primi si ricorda un volume fondamentale “Experimenti della excellentissima Signora Caterina da Forlì” di quella donna di straordinaria bellezza che fu Caterina Sforza.
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